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L’importanza del contatto con l’acqua

L’importanza del contatto con l’acqua

Una relazione che cura con- tatto. Perché è così importante mantenere sin dalla nascita un rapporto costante con l’acqua?

L’epoca in cui viviamo e il periodo di quarantena in cui tutti siamo stati coinvolti, ha portato l’attenzione di molti di noi sul fatto che il nostro modo di vivere è sempre più virtuale.

 

Chi di noi non ha riflettuto sul significato e sulla mancanza del contatto fisico, dell’abbraccio con le persone care? E su quali conseguenze questi fatti possano avere sulla nostra salute e integrità psichica?

Chi di noi non ha desiderato in questi giorni di clausura forzata causa covid 19, un bel bagno al mare o alle terme o una nuotata in piscina?

La vita è fatta di relazioni: quella con noi stessi, con gli altri, con il mondo, la natura.

La relazione è ciò che ci lega all’altro, rappresenta una connessione con l’altro e la natura. Ma la nostra vita e le nostre relazioni, con il mondo e con gli altri sono sempre di più virtuali e mediate dai social media in cui il controllo della realtà passa assolutamente falsato, nella maggior parte dei casi.

Infatti, la relazione vera è fatta di presenza fisica, di contatto fisico, di vicinanza, di emozioni, in cui hanno grandissima importanza la vista, l’olfatto, il senso del tatto, che è molto spesso ignorato e sottovalutato, che per fortuna non possono essere presenti nel mondo virtuale, almeno per ora.

 

Il tatto, è in realtà il mezzo privilegiato nella prima infanzia per esplorare e conoscere la realtà:

è il senso più antico, il primo che rende possibili i rapporti con il mondo esterno.

La pelle di cui il nostro corpo è ricoperto, che rappresenta il confine tra noi e il mondo esterno, tra noi e gli altri, veicola informazioni e sensazioni tattili di varia origine e natura, aprendo la strada al fluire dentro di noi delle più svariate emozioni.

 

Il tatto è anche un senso “attivo”, che implica un’azione sull’altro e che mette in moto una risposta: è dunque un senso che ci pone necessariamente in relazione.

Essere toccati può rappresentare un’esperienza gradevole o sgradevole, a seconda di cosa rappresenta per noi. La nostra percezione del mondo è infatti condizionata da una serie di variabili connesse alle nostre esperienze passate, al nostro stato di malessere o benessere presente.

Per l’adulto il contatto fisico è inoltre sinonimo di relazione intima con l’altro: nella cultura odierna non siamo più abituati a questo genere di contatto, così possiamo esserne spaventati e sentirci incapaci di gestirlo.

Non ultimo, toccare significa entrare in relazione non solo con il corpo dell’altro, ma anche con il nostro corpo, che spesso conosciamo troppo poco. Per queste ragioni e tanto di più, molti preferiscono comunicare virtualmente. Perdendo di vista che è proprio la qualità della relazione che abbiamo con noi stessi e gli altri e la natura che determina la qualità del nostro vivere.

 

Ma cosa succede al nostro corpo quando si immerge in acqua e viene a contatto con essa?

Potremmo compilare un elenco lunghissimo di autori tra questi Bowlby e Winicott che hanno sottolineato come solo un buon contatto epidermico, durante lo sviluppo e la crescita del bambino, possa aiutarlo a diventare un adulto sano ed equilibrato.

Da questo deduciamo che la stimolazione tattile, per la sua ormai dimostrata funzione vitale, è essenziale per la salute fisica e psichica delle persone di ogni età.

Il bisogno di contatto fisico e di stimolazioni rimane costante per tutta la vita. Da piccoli è essenziale, in quanto ci permette, tramite il contatto con la madre, di sapere chi siamo, che esistiamo, e di distinguerci via via uno dall’altro, cioè di riconoscerci. Questo bisogno di stimolo e di riconoscimento, a mano a mano che diventiamo adulti trova naturalmente anche altre risposte, oltre al contatto diretto. Diventiamo via via più sofisticati nella ricerca di nuovi canali di comunicazione come lo sguardo, il sorriso, la parola, i riconoscimenti sociali, i ruoli professionali.

La necessità di contatto epidermico resta tuttavia un bisogno costante anche quando si diventa adulti. Resta il momento emotivamente più carico di ricordi ancestrali e di gratificazioni. E’ sempre il punto di partenza per la nostra individuazione come persone. Per questa ragione amiamo particolarmente immergerci in acqua.

E’ un contatto che risveglia la memoria cellulare del nostro corpo, che procura un profondo senso di benessere nella maggior parte di noi.

 

Per capire veramente la forza terapeutica dell’acqua, non bisogna fermarsi a valutare semplicemente gli effetti immediati fisici e meccanici sul corpo. Sappiamo che stimola i riflessi nervosi, migliora la circolazione sanguigna e linfatica, tonifica e rilassa i muscoli, scarica la colonna vertebrale, riequilibra il corpo sui vari livelli.

Questi sono aspetti certamente importanti e salutari, ma perché l’acqua può lenire il dolore e allo stesso tempo talvolta far comparire paure, angosce, ansie?

 

Perché ci sono persone che amano l’acqua e altre invece hanno fobia?

Quando questo succede chiediamoci come è avvenuta la nostra nascita.

  • Come ha vissuto la gravidanza nostra madre?

  • Quali sono state le sue emozioni, come è stata la sua vita in quel periodo?

  • Come è stata la nostra nascita?

  • Abbiamo forse vissuto un’esperienza traumatica in acqua da bambini?

  • Che tipo di relazione abbiamo o abbiamo avuto con nostra madre?

 

L’acqua attraverso il contatto, penetrante e avvolgente, con la nostra pelle, che ha memorizzato il caldo e affettuoso abbraccio dell’utero nell’ultimo mese di gravidanza, scatena nel nostro inconscio il ricordo della vita prenatale, mai dimenticato dalla pelle del bambino che è dentro ogni adulto, dopo la traumatica separazione dalla madre, avvenuta alla nascita.

 

Il bambino prima e l’adulto poi, sentiranno per tutta la vita il bisogno di ritornare a rivivere, almeno simbolicamente, i giorni felici della vita intrauterina, dove tutto funzionava senza sforzo e in modo armonioso.

 

Il contatto con l’acqua può rivelarci molto di noi stessi e della relazione con gli altri e aiutarci a far riemergere memorie antiche, che ci parlano di questo rapporto. Se accade possiamo accogliere questa consapevolezza, ciò che è stato e lasciare andare all’acqua quelle emozioni. Questo sarà l’inizio di un nuovo rapporto con l’acqua, un’opportunità per mettere nuove basi dell’apprendimento e dell’acquaticità e una nuova relazione di fiducia con l’acqua, che avrà poi di sicuro un riscontro nella vita di relazione della persona.

 

Ogni volta che ci immergiamo in acqua quello che succede è che rinnoviamo quel ricordo, quel senso di unione, profondamente nutriente, marchiato nelle nostre cellule, un imprinting naturale, che è la chiave per stare in salute, per creare armonia nella nostra vita e che ci lega alla vita stessa.

In tutto questo l’acqua è una vera maestra! Una Madre che dal profondo sento di ringraziare!

Sandra Cau

Arcu De Chelu

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